CULTURA A POZZUOLI: Da una risorsa per tutti a un affare per pochi.
A Pozzuoli nelle ultime settimane l’organizzazione della rassegna degli eventi estivi 2023 da parte dell’amministrazione Manzoni ha aperto un intenso dibattito sulle politiche culturali in città.
Un argomento sul quale sento la necessità di intervenire pubblicamente non solo per la sua importanza, in relazione al raggiungimento di un serio sviluppo economico e culturale della città di Pozzuoli, ma soprattutto perché ritengo che le scelte e il lavoro prodotto dall’amministrazione comunale nella figura dell’Assessore Filippo Monaco rappresentano per la città un pesante passo indietro dal punto di vista politico, amministrativo, sociale e culturale.
In primis ciò che traspare da questa pessima gestione delle politiche culturali è la mancata capacità politica e amministrativa dell’assessorato alla cultura di assolvere il proprio ruolo e la propria funzione istituzionale nel presentare alla città un proposta ampia capace di rispondere sia all’esigenza di organizzare eventi di carattere commerciale in luoghi strategici o da valorizzare nel nostro territorio e, nello stesso momento, investire le risorse pubbliche impegnate per offrire spettacoli, momenti culturali, di svago e divertimento nei quartieri periferici. Una formula utile per rilanciare il turismo culturale e rafforzare quella giusta connessione sociale con i diversi cittadini che hanno scelto di trascorrere il periodo estivo in città o che non erano nelle condizioni economiche di poter scegliere di trascorrerlo altrove. Soprattutto nei quartieri di Monteruscello, Rione Toiano e Licola Mare nei quali, per le condizioni di difficoltà in cui vivono un numero sempre maggiore di famiglie e dove si registra un aumento preoccupante di attività della micro criminalità e della criminalità organizzata, avrebbe svolto una funzione sociale e culturale molto importante.
Anzi è stato fatto proprio l’esatto contrario.
I quartieri sono stati completamente esclusi dalle rassegne estive, finanziando, in misura peraltro considerevole, un cartellone di eventi non assolutamente dissimile dalla proposta di diversi teatri del napoletano (e non solo), con biglietti a prezzi non accessibili a tutta la popolazione. Questo inevitabilmente a causa dell’ulteriore passaggio dell’affidamento della proposta artistica a terzi soggetti. Non può non considerarsi che probabilmente il prezzo della bigliettazione avrebbe potuto essere molto più basso se l’Amministrazione avesse provveduto direttamente alla gestione degli eventi, come, del resto, viene fatto negli altri comuni. E invece sembra di aver fatto un salto indietro nel tempo di quindici anni, quando la cultura era considerata come un privilegio o un affare per pochi piuttosto che una risorsa e un’opportunità di crescita per tutti.
Inoltre, dopo aver ascoltato con attenzione i diversi interventi dell’ultimo consiglio comunale e in particolare quello del Sindaco Manzoni, mi sento di aggiungere una serie di riflessioni sulla piazza di Villa Avellino, sugli obiettivi mancati e nel merito delle contraddizioni che si manifestano da queste scelte in coloro che possiedono un’identità politica ben definita.
L’ESCLUSIONE DELLE PERIFERIE NEL SILENZIO ASSENSO DEGLI ELETTI DELL’AMMINISTRAZIONE MANZONI ISCRITTI AL PARTITO DEMOCRATICO.
La scelta di escludere i quartieri periferici dal cartellone di eventi estivi rappresenta un elemento di forte contraddizione in questa amministrazione, considerata la presenza di diversi eletti al governo della città iscritti al Partito Democratico. Anche se è vero che il PD non ha partecipato con il proprio simbolo nell’ultima competizione elettorale a Pozzuoli, chi svolge un ruolo istituzionale o di classe dirigente dovrebbe comprendere in pieno il significato politico di avere in tasca una tessera di partito. Una scelta che, sia nella forma che nella sostanza, determina la propria identità politica e la responsabilità della propria funzione: nelle decisioni, nella scelta delle parole da usare e nell’utilizzo del silenzio.
È infatti alquanto paradossale questo silenzio assenso di chi nel territorio rappresenta una forza politica che negli ultimi dieci anni ha sempre richiamato una maggiore attenzione dell’azione amministrativa per il coinvolgimento e la crescita delle periferie, anche nella programmazione degli eventi estivi e natalizi. Un tristissimo ritorno ad un modello obsoleto di “Pozzuolicentrismo” delle politiche culturali in totale contrapposizione con il lavoro svolto dai diversi assessori alla cultura negli ultimi dieci anni (ruolo ricoperto anche da autorevoli dirigenti del Partito Democratico) e che nella pratica politica cittadina sembrava solamente un lontano ricordo. Un amaro passo indietro dal punto di vista politico nei confronti di una parte importante della città.
LA PIAZZA DI VILLA AVELLINO.
Un’altra riflessione riguarda invece Villa Avellino.
Premettendo che da cittadino, per onestà intellettuale, sono contento che la città si riappropri di un luogo importante dopo essere stato interessato da lavori di riqualificazione. Portare a termine i lavori di un’opera pubblica e restituirla alla città è sicuramente motivo di soddisfazione per le amministrazioni comunali ma soprattutto per i cittadini che vedono riconsegnarsi un bene riqualificato. Un obbiettivo importante che mirava alla valorizzazione del piazzale di Villa Avellino per renderlo un’area spettacoli all’aperto. Una scelta strategica che, per la sua vicinanza a Palazzo Toledo poteva sicuramente rappresentare il luogo simbolo di un’industria culturale nella città di Pozzuoli.
Tuttavia, vedendo lo stato in cui si presenta la piazza di Villa Avellino e il modo in cui è stata allestita per gli eventi estivi finanziati dall’amministrazione comunale, credo che sia necessario attivarsi per la programmazione e la definizione di ulteriori interventi per renderla un’area spettacoli utile e ben riconoscibile. Osservando con attenzione le foto dell’allestimento si possono individuare ad occhio nudo i livelli sui quali si doveva intervenire: l’assenza di pendenza che rende la visuale scomoda e limitata per chi siede distante dal palco, la concezione di una pedana o di un palco adatto e non troppo alto per non provocare il torcicollo a chi siede davanti, l’installazione di quadri tecnici del tutto assenti, l’assenza di locali e servizi per gli artisti e interventi per migliorare l’impatto acustico considerato che si tratta di uno spazio all’aperto.
In assenza di queste caratteristiche ritengo sia un errore definire la piazza di Villa Avellino un’area spettacoli, o peggio ancora un teatro. Si dimostra così di non possedere alcuna conoscenza o competenza specifica su ciò di cui si sta parlando. Con il tipo di allestimento utilizzato, ogni piazza o piazzale della città può ospitare eventi all’aperto ma non per questo possono essere definite “teatro”.
PROGRAMMAZIONE, UNICITÀ DELLA PROPOSTA E SPAZI PER LA CULTURA. MOTORI SPENTI DELL’INDUSTRIA CULTURALE.
L’ultimo aspetto riguarda invece le diverse criticità di questa gestione delle politiche culturali in città in relazione allo sviluppo economico del territorio e al rilancio dell’industria culturale. Investire in un cartellone di eventi, anche con artisti importanti, serve a poco allo sviluppo del territorio se ciò avviene senza programmazione in quanto limita fortemente la capacità di promozione e attrattiva del territorio per intercettare flussi turistici e i cittadini dei comuni limitrofi.
La presentazione di un cartellone di eventi teatrali di carattere commerciale, non assolutamente dissimile dalla proposta artistica di diversi teatri del napoletano, rappresenta un altro limite alla capacità di attirare turisti. L’unicità della proposta artistica, anche avendo qualche artista in comune con altre rassegne, è un aspetto essenziale per presentare un’offerta ampia e attrattiva.
Infine l’assenza di spazi pubblici polifunzionali per le arti, gallerie per mostre e di teatri resta la più grande e negativa peculiarità della nostra città. Per un serio rilancio dell’industria culturale nel nostro territorio è assolutamente necessario lavorare per il raggiungimento di questi obiettivi strategici. Favorire la nascita di produzioni culturali autonome in differenti parti della città non può far altro che arricchire l’offerta artistica e culturale dei territori in maniera costante e non soltanto nei periodi estivi o durante le festività natalizie. Senza il raggiungimento di questi obbiettivi, motori spenti dell’industria culturale, sarà difficile determinare attraverso la cultura uno sviluppo occupazionale, indotto economico e reddito.
Per raggiungere questo traguardo serve una visione di città chiara, competenze specifiche e volontà politica. Caratteristiche che in questo momento non sembrano nelle corde dell’amministrazione comunale e, nello specifico, dell’assessore alla cultura.
1 Comment
La mancanza di obbiettivi turistici internazionali pone Pozzuoli al di fuori di ogni condizione di gestione corretta delle formule culturali.
Non si vuole lo sviluppo della cultura popolare che potrebbe portare occupazione in un territorio ricco di basi artistiche e ambientali.
Con tre strade ferroviarie, le vie del mare, la tangenziale e due strade panoramiche siamo una forte alternativa al turismo costiero di Amalfi e Sorrento e delle isole.
C’è chi non vuole tale sviluppo.
La massoneria turistica del napoletano e la misconoscena culturale della politica flegrea orientata verso soluzioni locali.
Solo cemento vuoto a perdere: Rione Terra, tunnel bretella, molo Caligoliano, Villa Avellino, ecc. Si aspetta la recrudescenza del sollevamento negativo, per dare inizio ad un ulteriore fase dell’ industria bradisismica. Altro che turismo e valorizzazione delle periferie.